Distillery
La storia di Bladnoch è tra le più tormentate di Scozia, avendo vissuto nei decenni continui cambi di proprietà e dunque alternando momenti di profonda crisi ad altri di grande entusiasmo.
Fondata nel 1817 dai fratelli McClelland, agricoltori, la distilleria sorge a Bladnoch, nelle Lowlands sud-occidentali, vicino al Loch Ma Berry da cui attinge l’acqua. Dal punto di vista architettonico, è considerata uno dei migliori esempi di conversione degli edifici agricoli tradizionali in strutture adatte alla distillazione e allo stoccaggio di barili. Resta di proprietà della stessa famiglia fino al 1905, quando la crisi dello scotch la costringe a chiudere.
Nel 1911 è la compagnia nordirlandese Dunville & Co. a prendere in mano la distilleria: nel 1937 chiude nuovamente, in seguito alla crisi del whiskey irlandese, e si avviano tempi bui in seguito all’acquisto da parte di Ross & Coulter nel 1945. Questi smantellano gli equipaggiamenti, vendendoli in Svezia, e decidono di liquidare buona parte dello stock di barili; tra il 1956 e il 1993, la distilleria viene prima riaperta da William Grant’s, che installa quattro nuovi alambicchi, e poi cambia proprietà per ben tre volte con cadenza quasi decennale, passando a Inver House, Bell’s e infine United Distillers / Diageo, che la chiude nel 1993.
Subentrano nuovamente degli irlandesi, i fratelli Armstrong, che inizialmente vogliono riconvertire la distilleria in una struttura turistica e acquistano la struttura accettando la condizione di non riavviare mai la distillazione: quando sembra ormai imminente la fine di un marchio storico, i due cambiano idea e nel 2000 negoziano un accordo con Diageo per produrre non più di 100.000 litri l’anno, usando due alambicchi. La scelta si rivela però commercialmente sbagliata, e il business si mantiene soprattutto grazie al turismo e al servizio di warehousing in affitto per altri produttori – almeno fino al 2014, quando la distillazione cessa e il sito viene messo in liquidazione.
All’ennesima crisi succede l’ennesima rinascita, questa volta apparentemente definitiva: è un imprenditore australiano, David Prior, ad acquistare la distilleria e lo stock di barili esistenti nel 2015. Coadiuvato da Gavin Hewitt, ex amministratore delegato della Scotch Whisky Association, e dal distillery manager Ian McMillan, Prior avvia i lavori di completa ristrutturazione degli edifici e dei macchinari, con l’obiettivo di riprendere presto la produzione per mantenere stabilità sul medio-lungo periodo e per rilanciare globalmente l’immagine della distilleria, una delle poche attualmente attive nelle Lowlands. I lavori dovrebbero terminare nell’estate 2017, e uno degli obiettivi dichiarati è di portare la capacità produttiva attorno ai 1.250.000 litri annui. Al contempo, vengono messi sul mercato tre single malt (‘Samsara’, il 15 anni ‘Adela’ e il 25 anni ‘Talia’), e un blended Super Premium (Pure Scot) attingendo dallo stock di botti che giace nei magazzini. Una particolarità di Bladnoch, per lo meno sotto la direzione delle ultime proprietà, era la doppia distillazione, inusuale per un whisky delle Lowlands, generalmente distillato tre volte; gran parte dei barili nei magazzini è ex-sherry, e per un certo periodo di tempo è stato utilizzato anche del malto leggermente torbato.
Tutto ciò conferisce al whisky di Bladnoch un carattere piuttosto deciso, dolce, fruttato e speziato.